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sabato 20 agosto 2011

Il diario perduto di Jane Austen di Syrie James


“Quelli che leggono i miei romanzi potrebbero chiedersi come può una donna, che nella sua vita non è mai stata nemmeno corteggiata e che non ha mai provato la meravigliosa sintonia di anima e corpo che unisce due persone, pretendere di scrivere sull’amore. La mia risposta è che una mente astuta e un occhio attento uniti a una fervida immaginazione possono creare qualsiasi tipo di illusione letteraria.”

Jane Austen, una delle scrittrici più conosciute e affermate del secolo scorso per il suo fare rivoluzionario, sia nella vita che nelle opere, viene raccontata attraverso la penna di Syrie James ne Il diario perduto di Jane Austen.
Una storia, che nonostante sia un romanzo e non una biografia, riesce a descrivere fedelmente le vicende più importanti che hanno segnato il percorso della scrittrice.

Lo stile si rifà molto a quello di Jane Austen, sembra di ritrovarsi tra le pagine di un suo libro; le descrizioni dei paesaggi inglesi da lei tanto amati, le confidenze tra le sorelle, le relazioni che vengono alla luce frequentando il mondo aristocratico con le sue contraddizioni e le sue peculiarità, l’ironia delle parole che spezzano il linguaggio elitario dell’Ottocento, tutto appare simile agli scritti di Jane Austen. Sembra quasi di ritrovarsi in un suo racconto, tanto che appare difficile credere che quello che viene riportato ne Il diario perduto di Jane Austen sia riconducibile alla realtà: ma non è del tutto veritiero, poiché i dialoghi, così come alcune relazioni e gli sguardi su quella società, sono solo ispirati a ciò che avvenne in quegli anni nella famiglia Austen.

Quello che viene di più alla luce in questo romanzo, non è solo l’amore per la scrittura, che la protagonista vive come un’esigenza - per riuscire a far dire ai personaggi quello che lei racconterebbe e per farli agire come lei farebbe, quasi come fosse un Dio - ma anche un altro tipo di amore, probabilmente della stessa profondità, che però è rimasto sempre celato, intimo come un segreto: quello per un gentiluomo inglese che la corrispose, ma con cui non riuscì ad avere un rapporto di coppia e che ha segnato talmente la sua personalità da farle decidere di non sposare nessun altro uomo.

È amabile il modo in cui viene raccontato il rapporto di Jane con la sorella Cassandra, così come è commuovente il legame che la scrittrice visse con il padre, morto quando lei era molto giovane. È seducente l’ingresso nella vita privata della scrittrice, che ebbe vari rifiuti dalle case editrici prima di vedere pubblicate le sue opere, quelle che nel tempo hanno contribuito ad una piccola rivoluzione nel modo d’intendere il romanzo al femminile.

Le prime pagine

1

Perché io senta questo improvviso bisogno di fissar sulla carta una relazione della natura più intima, che mai ho confessato prima, non saprei dirlo. Forse è questa esasperante malattia, che da qualche tempo sempre più spesso mi tormenta - ricordandomi con insidiosa insistenza che sono mortale - a spingermi a registrare qualcosa di quello che avvenne, in modo che non ne svanisca la memoria nei recessi della mia mente e da qui sparisca per sempre, fugace ed effimero come un fantasma nella nebbia.
Qualunque sia la ragione, penso di dover descrivere con precisione ogni fatto, per evitare che qualcuno possa trame una qualche interpretazione arbitraria quando io me ne sarò andata. Chi legge i miei romanzi potrebbe domandarsi: come può questa zitella, questa donna che, a quanto sembra, non è mai stata neppure corteggiata - che mai ha provato, neppure una volta, quella meravigliosa affinità di mente e di spirito fra un uomo e una donna che, mossa prima dall'amicizia e dall'affetto, sboccia poi in qualcosa di molto più profondo - come può, proprio lei, essere così temeraria da scrivere sulla natura dell'amore e sulle fasi del corteggiamento, non avendone mai avuta una diretta esperienza?
A quei pochi amici e parenti che, dopo aver saputo dei miei romanzi, hanno osato porre una simile domanda (per quanto, devo ammetterlo, ricorrendo a un giro di parole più elegante), ho sempre dato la medesima risposta: «È davvero così inconcepibile che una mente aperta e un'acuta capacità di osservazione, unite a una fervida immaginazione, possano produrre un'opera letteraria pregevole e avvincente, tale da evocare sentimenti ed emozioni propri della vita stessa?».
Non c'è dubbio che in questa osservazione c'è una buona dose di verità.
E non è forse vero che esistono molti livelli di verosimiglianza, fra quella verità che riveliamo in pubblico e quella che confessiamo in silenzio nel segreto dei nostri pensieri o magari a una o due delle nostre conoscenze più intime?
Provai a scrivere d'amore, prima quasi per scherzo, da ragazza; poi, in maniera più seria, quando avevo passato da poco i vent'anni, sebbene allora avessi conosciuto solo un amore acerbo1; di conseguenza, quei primi lavori avevano meriti superficiali. Fu solo anni dopo che incontrai l'uomo che seppe ispirarmi la profondità di una vera emozione e che risvegliò la mia voce, rimasta a lungo silente.

© 2008, Piemme

Il diario perduto di Jane Austen – Syrie James
347 pag., 17,50 € – Edizioni Piemme 2008
ISBN 978-88-38-46876-6
Immagine di copertina Pierre Duval Lecamus "Donna che scrive una lettera"


L’autrice



Syrie James è nata a New York, ma si è subito trasferita in California con tutta la famiglia perché suo padre detestava spalare la neve.
Dopo diversi anni come sceneggiatrice, ha deciso di dedicarsi alla sua vera passione, la scrittura, e ha dato alla luce il suo primo romanzo, Il diario perduto di Jane Austen.
Adora il teatro, il Trivial Pursuit e, come Jane Austen, ama fare lunghe passeggiate.


1 commento:

  1. E' nella mia libreria da un po' di tempo, ancora non l'ho letto ma, dopo la scopracciata di biografie, credo dovrò farlo: sarà piacevole rintracciare i riferimenti alla vita di Jane Austen.

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