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venerdì 19 agosto 2011

JANE AUSTEN e quella sottile seducente ironia


"Il suo straordinario talento le meritò le lodi di quanti la conobbero".

E' questa l'iscrizione funebre posta sulla lapide di Jane Austen, mito della letteratura inglese, scrittrice dall'elegante stile narrativo, che, con intelligenza, grazia, arguzia, e spregiudicata ironia tipicamente britannica, seppe mettere in ridicolo i costumi della società del tempo.

Osannata e denigrata, accusata dai detrattori di aver imbrigliato nel perbenismo il romanzo inglese, considerata da amici e parenti come una zitella inaridita a caccia di marito, "la più carina, la più sciocca, la più affettata farfalla in cerca di marito che io abbia mai conosciuta", giudicata, invece, da Virginia Wolf, "la più perfetta artista tra le donne " per l'immortalità dei suoi libri, e definita da G.H. Lewes "Sorella minore di Shakespeare", per l'enorme ricchezza di personaggi che la sua fantasia seppe elaborare, Jane, attingendo dall'esperienza personale, ambientò i suoi libri nel piccolo mondo della nobiltà di campagna e della borghesia di provincia, ritraendo, sempre dal punto di vista femminile, personaggi che ben conosceva e dei quali coglieva sia il profilo psicologico che il comportamento sociale.

Penultima di otto figli, suo padre era rettore di parrocchia, nacque a Steventon, nella contea dell'Hampshire, in Gran Bretagna, il 16 dicembre del 1775, e morì a Winchester nel 1817. Iniziò la sua educazione scolastica ad Oxford e la proseguì alla Abbey School di Reading e poi, a soli undici anni, la terminò, proseguendo la sua istruzione in casa da autodidatta, dichiarando in seguito con umiltà e modestia: "Posso vantarmi di essere la donna più ignorante e meno istruita che abbia osato diventare scrittrice".

La vita di Jane si svolse tutta fra le pareti domestiche, in un legame molto stretto con Cassandra, la sorella maggiore, che costituì anche la fonte più ricca ed attendibile di notizie sulla scrittrice. Le due sorelle furono entrambe vicine al matrimonio, il fidanzato di Cassandra fu assassinato, e quello di Jane morì prima di poter coronare il loro sogno d'amore, ma non si sposarono mai e vissero sempre insieme, scrivendosi regolarmente, nei periodi di separazione, delle lettere, molte delle quali distrutte dalla stessa Cassandra, che se ne fece censore, per evitare che diventassero pubbliche.

Per Jane Austen il successo letterario arrivò tardi; i suoi primi scritti, parodie in forme letterarie, genere molto diffuso all'epoca, risalgono al periodo fra il 1787 e il 1793, ma, vivente, vide apparire solo quattro dei suoi capolavori, in larga parte, dedicati al matrimonio e all'amore; il suo primo romanzo "Buon senso e sensibilità", fu pubblicato nel 1811, e "Orgoglio e pregiudizio" nel 1813; seguirono poi "Mansfiel Park" ed "Emma".

Raggiunta la fama, sia in Inghilterra ( il principe reggente, il futuro Giorgio VI, addirittura in ognuna delle residenze regali aveva una copia del romanzo "Emma"), che all'estero, mentre componeva "Abbazia di Noarthanger" e "Persuasione" (che, faticosamente, riuscì a completare), Jane contrasse una malattia inguaribile, il morbo di Addison, e il 18 luglio del 1817, a soli quarantadue anni, si spense tra le braccia della sorella Cassandra.

Il suo romanzo più famoso e più amato dal pubblico di tutti i tempi, meritatamente considerato un capolavoro, portato spesso anche sullo schermo, al cinema e in televisione, è sicuramente "Orgoglio e pregiudizio";definito dall'autrice "Il mio unico figlio adorato", narra la vicenda amorosa di due giovani, divisi da incomprensioni dovuti ai preconcetti e ai pregiudizi dell'ambiente provinciale nel quale vivono.

Ai tempi della Austen le fanciulle venivano educate esclusivamente nella prospettiva del matrimonio, al quale dovevano arrivare caste, e, una volta sposate, avevano l'obbligo di garantire eredi, meglio se maschi, della cui educazione, però, non si occupavano direttamente. Dovevano sempre comportarsi secondo le norme del galateo, vestire in modo consono al proprio stato sociale, saper ben conversare ma evitare di parlare di politica e di religione, intrattenere gli ospiti suonando il pianoforte; i loro compiti consistevano nella direzione della casa e della servitù e nell'occupazione in opere caritatevoli. Inoltre, poiché allora l'Inghilterra sovente era in guerra, per convincere i pochi uomini rispettabili al matrimonio, evitando, così, alle figlie l'onta, ed il peso, del zitellaggio, i genitori arrivavano ad offrire somme enormi in dote. L'amore e il matrimonio, non erano, perciò libera scelta, ma soggiacevano, soprattutto per la donna, ad un fitto intrico di regole e convenzioni sociali, sapientemente ritratti in tutta l'opera della Austen; in particolare, in "Orgoglio e pregiudizio", l'autrice volle sottolineare quali fossero le vere caratteristiche necessarie a garantire la riuscita di un matrimonio, e come la nobiltà si rivelasse più nel comportamento che nell'educazione.

Attraverso la fine descrizione psicologica, ma anche con acuta ironia, delle passioni e delle avventure dei protagonisti della vicenda ( Elizabeth Bennet, intelligente, sagace e razionale, Fitzwilliam Darcy, ricco e bello, ma anche snob ed altezzoso, Charles Bingley gentile ed affabile, Jane Bennet, dolce e affettuosa, i coniugi Bennett, mal assortiti, la moglie poco intelligente ed ossessionata solo dal desiderio di maritare le figlie, Collins, l'arrampicatore sociale, lady De Bourgh, zia di Darcy, snob come il nipote e convinta che la sua condizione privilegiata le consenta di poter giudicare tutto e tutti, e così via con tutti gli altri attori della storia), la Austen seppe consegnare alla letteratura universale una galleria di personaggi che, in ogni palpito, angoscia, comportamento, osservazione, in un'incredibile varietà di sfumature, si rivelano ancora oggi straordinariamente attuali.

(dal libro, Donna non sol ma torna musa all'arte, di Francesca Santucci, Edizione IL FOGLIO, II edizione novembre 2003)

1 commento:

  1. Ciao Eufemia, ti conosco dal GdL Bryce's House e sono arrivata qui dal tuo profilo di blogger.
    Non mancherò di tornare a fare qualche passeggiata in tua compagnia, sulle tracce della "nostra" Jane Austen.
    A presto!

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